Da quando 25 anni fa ho iniziato ad insegnare Pilates, ossia Contrology, il mio cambiamento personale e professionale è stato molto significativo. Diventare poi Counsellor Centrato sulla Persona mi ha reso possibile entrare in una dimensione diversa, cercando di aiutare la persona in crisi a trovare e sviluppare autonomamente in un contesto relazionale pregnante di scambi autentici, le capacità e le abilità per “rielaborare” in modo diverso le proprie esperienze di vita al fine di perseguire la propria auto-realizzazione.

Morbi vitae purus dictum, ultrices tellus in, gravida lectus.

AUTORE

Elena Graziadei

CATEGORIA

News

POSTATO IL

10 marzo, 2024

SOCIAL

Naturalmente Pilates

Carl Rogers e il Counselling centrato sulla persona

Carl  Rogers, uno dei fondatori del counseling non direttivo centrato sulla persona definisce una relazione di aiuto una relazione, appunto, in cui uno dei soggetti interviene per promuovere e far emergere nell’altro un processo di crescita, di sviluppo, di maturità e per arrivare a gestire un modo di comportarsi più adeguato ed integrato.

Carl Rogers, definendo la sua teoria afferma: “per me l’approccio centrato sulla persona esprime il tema fondamentale di tutta la mia vita professionale, poiché esso si è chiarito attraverso l’esperienza, l’interazione con gli altri e la ricerca”. Rogers è, infatti, fortemente convinto che l’individuo possiede già dentro di sé ampie risorse per l’autocomprensione, per modificare costruttivamente la propria idea del sé, le proprie qualità ed il proprio comportamento, e queste sue potenziali risorse possono esprimersi solo in un clima e contesto di facilitazione.

Lo scopo principale dell’approccio rogersiano è, quindi, quello di creare delle condizione che permettano, appunto, a questa forza di base di agire, in modo che la persona possa crescere verso la propria auto- realizzazione. Si tratta, in effetti, di una acquisizione progressiva verso una più efficace e qualificante comprensione del sé e della propria situazione, che permetta di raggiungere e giungere a delle scelte e a decisioni positive per il proprio vivere ed interagire.

I tre principi rogersiani

Per Rogers tre sono le caratteristiche essenziali che deve avere chi si pone in una relazione di aiuto e che sono necessarie per creare un clima di fiducia:

1. L’empatia

L’empatia è la capacità di condividere i sentimenti dell’altro, di mettersi nei “panni dell’altro” per poter vedere il suo mondo dal punto di vista non filtrato attraverso il proprio modo personale di vedere.

Rogers basa il suo concetto di comprensione empatica nel modo di sentire il mondo personale del cliente come se fosse il proprio, non dimenticando però di essere l’altro.

2. L’accettazione incondizionata

L’accettazione incondizionata del cliente è un sentimento spontaneo, positivo, senza condizioni né pregiudizi, che veicola un sincero interesse per l’altro senza pretendere nulla in cambio.

È la capacità di accettare una persona permettendole di essere quello che è, anche se è totalmente diversa da noi.

3. L’autenticità

La condizione di autenticità si realizza nel diventare consapevoli di se stessi, ossia nell’entrare in contatto con i propri sentimenti, le proprie emozioni, viverli ed essere capaci di comunicarli. L’autenticità è sinonimo di trasparenza con se stessi e di libertà interiore di comunicare all’altro ciò che sentiamo nei suoi confronti.

Quanto più il facilitatore nella relazione sa essere se stesso, quanto più evita di nascondersi dietro il ruolo professionale o personale, tanto più il cliente è in grado di esprimere se stesso ed iniziare il processo di modificazione e crescita costruttiva della sua personalità.

La mia esperienza di integrazione

Ho imparato molto sul “magico” potere di parlare al corpo, di vedere tensioni, dolori e insicurezze gradualmente dissolversi per lasciare le persone più serene, leggere ed in equilibrio. Queste le parole spesso usate dai miei clienti. Quando il dolore si dissolve, quando ci sentiamo più sicuri nel camminare per strada, nel muoverci nello spazio ed affrontare le nostre giornate, nel lavorare o affrontare le sfide della vita (dalla nascita alla morte di persone a noi care), semplicemente nel “sentire” il nostro corpo come qualcosa in cui siamo presenti e in dialogo, allora riusciamo ad essere in equilibrio in altri aspetti della vita. Ecco parlerei di congruenza, fra quello che sentiamo del nostro corpo, di come stiamo in esso, e di come ci presentiamo con esso agli altri.

Negli anni di formazione all’Approccio Centrato sulla Persona, ho osservato in me stessa un nuovo modo di presentarmi ai miei clienti, di ascoltarli ed accoglierli, di aggiungere ed esplorare comprensione empatica, di accompagnarli senza giudizio.

Le testimonianze raccolte fino ad ora mi incoraggiano a seguire questa tendenza. Sebbene non sia riuscita a definire in modo esatto un prima e un dopo (non avrei potuto scattare delle fotografie per testimoniare questo cambiamento nella nostra relazione!), sono riuscita senza dubbio a percepire un cambiamento ed un processo in atto, che vorrei continuare ad approfondire.

Nei prossimi articoli di questo blog vi farò conoscere questa nuova integrazione:

Keep in touch…and in movement!